Pensate a tutte le persone che vi vengono in mente e che non vi hanno prestato l'attenzione che volevate (marito, moglie, figli, amici, colleghi, medici, insegnanti, superiori..). Pensate a chi guarda da un'altra parte mentre gli parlate o chi legge il giornale, o a cui viene in mente qualcosa che non c'entra niente.
C'è nella disattenzione, una qualità disgregante e deprimente che risucchia la vitalità e la fiducia in noi stessi. Che ci fa sentire un nulla, fa salire in superficie tutti i nostri complessi latenti di inferiorità.
C'è invece nell'attenzione, una magica qualità che integra e dà vita. Questa è attenzione allo stato puro: non consigli o giudizi, solo attenzione, mettendo in sala d'attesa guai,argomentazioni, speranze, fantasie.
Chi fa attenzione è capace di tenere a bada questa folla strepitante e rissosa che di continuo vuole invadere il campo e far bella mostra di sé.
In tal modo l'attenzione diventa una qualità morale, come la giustizia o l'amore. Di solito pensiamo all'attenzione come a un meccanismo neutrale ("fa' attenzione a non battere la testa", "stai attento quando attraversi la strada").
Ma già qui è insita una dimensione etica, perché la mancanza di attenzione può mettere in pericolo la vita di molte persone.
Ma l'attenzione non è solo evitare di farsi male, è curarsi di qualcosa o di qualcuno. Quindi ha fatto bene chi ha messo "Attenzione" sulla trave, ma a patto che non ci dimentichiamo che attenzione non vuol dire solo "Farò attenzione a evitare un disastro", ma "Mi prendo cura di te", "Ti ascolto", "Sono disponibile".
Piero Ferrucci
La forza della gentilezza