𝐒𝐄 𝐂𝐑𝐈𝐒𝐓𝐎 𝐓𝐎𝐑𝐍𝐀𝐒𝐒𝐄 𝐎𝐆𝐆𝐈 𝐒𝐔𝐋𝐋𝐀 𝐓𝐄𝐑𝐑𝐀 𝐂𝐎𝐒𝐀 𝐀𝐂𝐂𝐀𝐃𝐑𝐄𝐃𝐃𝐄?
Ce lo spiega Dostoevskij.
Ivan Karamazov espone al fratello Alëša nel corso di una conversazione in una trattoria il problema della scelta della schiavitù da parte degli esseri umani e non della via della responsabilità della libertà. I due fratelli hanno caratteri opposti: il primo è un “anarchico, illuso-disilluso dalla vita (orfano ombra moralizzatore); il secondo, di indole mite è un alchimista, è convinto che questo sia il migliore dei mondi possibili perché in equilibro.
Il racconto si svolge come una parabola il cui protagonista è Gesù in persona, che sceglie di ritornare sulla terra ai tempi dell’inquisizione spagnola.
La narrazione ruota attorno al novantenne cardinale inquisitore e Gesù stesso, che dopo aver resuscitato una bambina, è condotto al suo cospetto per essere giudicato.
Egli dice a Gesù: sei venuto 2000 anni fa per portare la libertà agli esseri umani, ma devo farti stare in galera e condannarti una seconda volta perché l’essere umano non vuole essere libero ma essere comandato e schiavo. La libertà è una responsabilità che non vuole perché sceglie sempre le scorciatoie, le vie facili ciò che è. Questi 2000 anni di storia parlano chiaro.
L’allegoria si conclude con un episodio disarmante: Cristo che bacia il cardinale che l’ha condannato e che rimane turbato per questo gesto.
Gesù lo bacia perché sa benissimo che il cardinale ha ragione e che è giusto condannare chi mostra la strada della libertà perché essa è una strada che va percorsa internamente e non identificata in un salvatore o leader che ci libera dalla nostra schiavitù.
Perciò il Cristo viene condannato una seconda volta perché il suo sacrificio deve insegnare agli esseri umani le seguenti cose:
- Chi vuole liberare gli altri dalla schiavitù viene ucciso da coloro che non vogliono essere liberati (mito della caverna). Essere liberato vuol dire prendere decisioni e queste persone preferiscono delegare gli altri.
Il mondo è in equilibrio così come è, perché le energie psichiche creano un ecosistema in perfetto antagonismo.
- Chi riuscisse a sovvertire il sistema, liberando persone puerili che non hanno raggiunto un livello di coscienza adeguato, crea le premesse di un mondo molto peggiore di quello di prima.
- Il suo sacrificio mostra, a chi conosce la via, che la strada della liberazione è personale e mai collettiva. Dio è dentro di noi (Entheos, entusiasmo), non fuori e che addirittura ci deve diventare il genio della lampada ed esaudire le nostre puerili farneticazioni.
- La “Cristificazione” è donare la cosa più importante di tutte, la vita, per mostrare tutto ciò a chi ha il “terso” occhio per guardare.
Gabriel Darn [da PsicologiaFacile]
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