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Catafalque. Carl Jung and the End of Humanity

2024-01-27 13:43

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Crescita personale -books-,

Catafalque. Carl Jung and the End of Humanity

L' Occidente è morto, ma non lo sa: è finita l'epoca in cui potevamo fare "scuola di democrazia" e "moralismi" al resto del mondo. Ci scrive Peter Kin

 L' Occidente è morto, ma non lo sa: è finita l'epoca in cui potevamo fare "scuola di democrazia" e "moralismi" al resto del mondo. Ci scrive Peter Kingsley:

 "[...] non comprendi che questo nostro mondo è già morto. È esistito per un po', ha fatto del suo meglio, ma non è altro che un residuo senza vita di ciò che doveva essere. E mentre la coscienza ottimistica dei nostri mass media, del nostro sistema educativo, della nostra isteria collettiva continua a cercare di praticare qualche strana necrofilia sul corpo della nostra cultura, c'è qualcos'altro di completamente diverso che deve essere fatto.

Il comportamento giusto in questo momento è quello di riunirsi per sollevare un lamento rituale. Potreste chiamarla l'igiene più basilare nonché salute mentale.

Abbiamo bisogno di soffrire, di celebrare la fine prima che un nuovo inizio pulito possa mai avere luogo. Come gli indigeni istintivamente sanno, ma l'abbiamo dimenticato nella nostra freddezza, quando arriva il momento di piangere bisogna piangere.

E questo è il momento di celebrare e onorare il passaggio della nostra cultura. È il momento di chiudere i conti in sospeso e ripulire; eliminare con nobiltà e dignità; sparecchiare tutto e mettere la propria casa in ordine.

Non c'è più bisogno di ottimismo o di speranza. Al contrario, siamo entrati in un luogo dove ogni speranza deve essere abbandonata e continuare a permettersi ottimismo è uno spudorato abbandono del nostro dovere. L'unica cosa di cui c'è bisogno è l'esatto opposto del nostro falso sperare, che è la realtà divina della fede - perché la fede è il fiore più straordinario, tanto vivo e intelligente quanto bello, che si può incontrare per strada al buio o da soli a casa se la visione non è ostacolata dalla speranza.

Quanto all'ottimismo, è devastante tanto quanto il pessimismo nell'impedirci di vedere le realtà che ci circondano.

Ci sono momenti, come Jung diceva, in cui non puoi continuare a cercare di sistemare o risolvere – quando si riconosce, non solo con un paziente difficile, ma con un'intera epoca, che non c'è più nulla da fare.

Poi, come hanno capito grandi sufi e alchimisti, anche sperare è interferire: è un atto di mancanza di rispetto.

Naturalmente questo non significa che non ci si sottometta ad accettare con umiltà, con un autentico senso etico e di responsabilità, qualsiasi dovere che la vita ci impone. Ma è solo quello che Jung ha chiamato "il piccolo e frammentato popolo" che ha sempre bisogno di occuparsi di fare qualcosa, di migliorare qualcosa.

E questo potrebbe riguardare anche gli psicologi, così impegnati con il loro repertorio da non comprendere completamente l'atmosfera fondamentale o lo spirito essenziale da cui emerge e in cui anche sparirà qualsiasi stratagemma.

Così come devono esserci persone che aiutano consapevolmente a far nascere una cultura, ci devono essere persone che aiutano consapevolmente a farla finire. E questo è il momento del catafalco, quando dobbiamo essere abbastanza coraggiosi da concentrarci solo su ciò che è necessario, perché il catafalco è anche per noi.

È solo perdendo tutto, compreso noi stessi, che spargeremo i semi del futuro."

 

Peter Kingsley - "Catafalque. Carl Jung and the End of Humanity" 
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Dal canale Telegram  http://t.me/jungitalia1

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